Nuovi Sguardi 2023
La ricerca di una identità e del proprio posto nel mondo; la voglia di realizzare i propri sogni e far ascoltare la propria voce, di raccontare la bellezza anche in mezzo allo squallore, di superare la paura dell’altro per creare nuove occasioni di incontro e di scambio, e ridefinire i rapporti d’amore, di amicizia, di genitorialità e famiglia: sono i temi che emergono dalla sezione dedicata ai lungometraggi internazionali di quest’anno.
Il film Cerdita riesce dove tanti film dell’orrore falliscono, ovvero rendere credibile quasi tutto ciò che accade. Le vessazioni sulla giovane Rosa, soprattutto a causa del suo corpo sovrappeso, la sua terribile solitudine e la totale incomprensione di una famiglia assente e senza luce, possono essere ahinoi una normalità. Ed è questo contrasto, con una ribellione che ha una svolta horror e un finale da favola nera, che rende il film unico.
Grand Marin ha come protagonista una donna che vuole cambiare vita e realizzare il suo sogno, andare in capo al mondo per pescare nei mari del Nord. Con determinazione riesce a imbarcarsi, unica donna di un equipaggio formato da esperti marinai.
In Mizrahim, les oubliés de la Terre Promise la regista racconta una storia di famiglia. In particolare, quella di suo padre. Che era un mizrahim, ovvero gli ebrei che in Israele vengono identificati a partire dagli anni ‘60, giunti dal Marocco, dall’Algeria, dall’Iraq e dallo Yemen. È di loro che in questo documentario la regista guida lo spettatore di città in città per mostrare come la discriminazione non abbia mancato di lasciare segni nella vita delle persone.
Éclaireuses racconta di una scuola diversa da tutte le altre, in una città multiculturale e difficile come Bruxelles. Uno spazio straordinario dove due maestre cercano di insegnare a bambini traumatizzati ed esclusi come si può conquistare il proprio posto nel mondo, imparando a giocare e a dare un nuovo senso alle cose.
La hija de todas las rabias è un film interamente ambientato nell’immensa discarica di La Chureca, alla periferia di Managua, un luogo di bruttezza e miseria, in cui la regista cerca di rintracciare tracce di bellezza, tenerezza, forse addirittura speranza, con un vitale tocco di realismo magico.
Il documentario Alis sceglie di dare voce a giovani donne colombiane che probabilmente non hanno mai avuto la possibilità di raccontarsi, tantomeno di riflettere sul proprio destino. E la telecamera fissa che le inquadra e semplicemente le ascolta compie il miracolo, dando loro la possibilità di parlare, finalmente.
Il documentario tedesco Anima – My Father’s Dresses mette in relazione la ricerca di identità, anche di genere, di una figlia con quella di suo padre la cui vita di crossdresser era rimasta sempre nascosta al conformismo di un villaggio bavarese.
Nell’insolita commedia urbana Zuhal una giovane professionista si convince che fra le pareti del suo palazzo sia intrappolato un gatto e deve confrontarsi con il diniego, l’ostilità e la delazione fra i suoi vicini, specchio di una Turchia contemporanea dominata dalla paura dell’altro.
Sonne racconta l’insolita vicenda di tre ragazze che, esibendosi in hijab su YouTube, raggiungono un’inattesa popolarità fra i giovani musulmani e dovranno decidere se allontanarsi dalle proprie radici.
L’artista sperimentale spagnola 67enne Francesca Llopis è invece la protagonista del documentario Francesca y el Amor. Llopis attraversa Barcellona incontrando nuove compagnie maschili e mantenendo intatta la propria autonomia e libertà creativa, in un ritratto onesto e gentile di una terza età consapevole e mai rassegnata che si trasforma in una riflessione sulle varie forme dell’amore.