
Ancora una volta con il concorso “Nuovi sguardi” puntiamo lo sguardo sulle cineaste emergenti, alla loro opera di debutto, sei esordienti su otto registe, Tre film in prima italiana e uno in prima europea.
Otto lungometraggi, tre in prima italiana e uno in prima europea, da altrettanti Paesi, toccando quattro continenti, significano sguardi, generi e argomenti molto diverse. Le uniche due registe “esperte”, sono vecchie conoscenze di Sguardi Altrove, dove i loro lavori sono stati presentati in competizione in passato.
La tedesca Doris Dorrie, stavolta si è cimentata con una storia ambientata in Giappone. Fukushima mon amour fin dal titolo omaggia il capolavoro di Alain Resnais e l’incubo atomico, è un’elaborazione di lutti e una storia di amicizia con tanti echi del cinema di Ozu. L’altra nota è l’iraniana Niki Karimi, più nota come attrice per essere stata diretta tra gli altri da Abbas Kiarostami ma ormai al quarto film da regista. Night Shift – Shift-e Shab è un cupo thriller familiare, con una moglie che cerca di scoprire i segreti del marito che non ha rivelato di aver perso il lavoro.
Tra gli esordi, si è fatto apprezzare nei festival l’argentino El futuro perfecto di Nele Wohlatz, premiato per l’opera prima al Festival di Locarno 2016.
Storia di donne chiuse, o protette, dentro un hammam ad Algeri è At My Age, I Still Hide to Smoke di Rayhana, un film corale intorno a una carismatica proprietaria interpretata da Hiam Abbass. Il fanatismo religioso contrapposto alla storia, mentre le esigenze individuali emergono.
Una guerra recente e presto dimenticata è lo sfondo anche di The House of Others – Skhvisi sakhli della georgiana Rusudan Glurjidze. Anche qui un’ambientazione ristretta, un villaggio semidisabitato tra le montagne, tra paure, odi e fantasmi, ma i giovani vogliono andare avanti.
Una dodicenne determinata alla ricerca del padre è la protagonista del finlandese Little Wing di Selma Vilhunen, premiato con la Camera d’oro della miglior opera prima o seconda alla Festa di Roma. Quasi un on the road di chi deve crescere in fretta per fare a meno di adulti inadeguati.
Pa’am Hayta Yalda – Once there was a girl dell’israeliana Natalie Kaplan è un’esplorazione della solitudine della trentenne Noa, insonne e ipocondriaca, dimessa ma alla ricerca continua di attenzioni. Una pellicola permeata da un turbamento continuo.
Quest’anno la selezione non comprende nessun titolo italiano, ma è girato a Roma L’indomptée della francese Caroline Deruas, nota come sceneggiatrice (anche di Philippe Garrell), ma per la prima volta dietro la macchina da presa.