IL NOME DEL FIGLIO

Francesca Archibugi
ITALIA 2015, 96’
Produzione: Indiana Production, Motorino Amaranto, Rai Cinema con il contributo del MiBACT
Cast: Valeria Golino, Alessandro Gassmann, Micaela Ramazzotti, Luigi Lo Cascio, Rocco Papaleo
In programma Giovedì 15, Spazio Oberdan ore 22:15
il-nome-del-figlioPaolo, agente immobiliare di successo e figlio di un parlamentare, e la moglie Simona, aspirante scrittrice, aspettano un figlio. Durante una cena da amici Paolo comunica a tutti che chiamerà il figlio Benito, ma è un suo stupido scherzo. Ciononostante la boutade scatena una discussione che degenera in un bisticcio che offende e ferisce tutti. Premio Suso Cecchi-D’Amico per la sceneggiatura.
FRANCESCA ARCHIBUGI è nata a Roma il 16 maggio 1960, da una famiglia romana di estrazione borghese. Brillante attrice, regista e sceneggiatrice del panorama nostrano, muove i primi passi nel mondo del cinema quando ancora sedicenne interpreta la parte di Ottilia nel film Rai “Le affinità elettive” (1979), di Gianni Amico e ne intraprende il percorso come regista, iscrivendosi subito dopo al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e alla Scuola di Bassano. Dopo altre esperienze recitative, quali quella ne “La caduta degli angeli ribelli” (1981) di Marco Tullio Giordana e l’horror televisivo “Vampirismus” (1982), la nuova allieva dei maestri Olmi e Scarpelli, si dedica alla direzione di alcuni cortometraggi molto apprezzati dalla critica e debutta come sceneggiatrice ne: “La Cintura” (1988) di Giuliano Gamba, da un lavoro teatrale di Alberto Moravia. Il primo lungometraggio, intitolato “Mignon è partita” (1988), delicata storia di un’adolescente parigina, girato sullo sfondo di uno dei quartieri più popolari di Roma, ne mette in luce da subitole doti di cineasta, regalandole ben due David di Donatello e due Nastri d’Argento. A sancirne lo stile, a metà tra il comico e il tragico e volto a svelare le dinamiche sentimentali del mondo giovanile, arriva il secondo film “Verso sera” (1990), con Sandrine Bonnaire e Marcello Mastroianni, accolto con meno calore dalla stampa e dal pubblico, insieme al successivo “Il grande cocomero” (1993), in cui ad essere indagata è questa volta la storia della piccola Pippi affetta da epilessia. La grande risposta di pubblico e di critica per quest’ultimo, che le fa guadagnare per la seconda volta un Nastro d’Argento e tre David di Donatello, la prepara dunque alla definitiva consacrazione nel 1994, con la trasposizione sul grande schermo dell’omonimo romanzo di Federigo Tozzi, “Con gli occhi chiusi” (1994) e nel 1998 con “L’albero delle pere” (1998), pellicola con Valeria Golino e Sergio Rubini, menfrancesca-archibugi-3o sviluppata forse sul piano tematico, ma comunque meritevole di una Grolla d’Oro per la Regia. Sposata con il musicista Battista Lena, conosciuto sul set del cortometraggio con cui si era diplomata, la Archibugi si dedica alle riprese delle vicende artistiche del compagno, firmando un interessante corto documentario, intitolato “La strana storia di banda sonora” (1997), che viene proiettato alla Mostra di Venezia, vincendo il premio Jean Rouch. Nel 2001 la Archibugi torna con “Domani” (2001), in cui, grazie al contributo della sempre affascinante Ornella Muti e alla ormai consolidata tecnica di regista e sceneggiatrice, può scandagliare i meccanismi dell’animo umSposata con il musicista Battista Lena, conosciuto sul set del cortometraggio con cui si era diplomata, la Archibugi si dedica alle riprese delle vicende artistiche del compagno, firmando un interessante corto documentario, intitolato “La strana storia di banda sonora” (1997), che viene proiettato alla Mostra di Venezia, vincendo il premio Jeaano, questa volta partendo dalla prospettiva di un adulto. Si lancia poi in una nuova avventura documentaria, assistendo, come autrice, la regista Laura Betti per il corto dedicato a Pasolini e intitolato “Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno” (2001), anche quest’ultimo presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Promuove poi, dopo qualche anno di silenzio, l’osannato “Lezioni di volo” (2006), con una intensa e assolutamente umana Giovanna Mezzogiorno, nelle vesti di una ginecologa volontaria in India. Con la consueta sensibilità e un sorriso appena accennato, dà corpo anche in questo lavoro, alle vicende di due giovani alla ricerca di se stessi e alle prese con i dolori e le difficoltà del crescere. Approda infine alla commedia che ci fa ridere, riflettere e amare la vita: “Questione di cuore” (2008), con un cast d’eccellenza, comprendente Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart, i quali, l’uno sceneggiatore e l’altro carrozziere, si ritrovano vicini di letto d’ospedale dopo essere stati colpiti entrambi da un infarto. La semplice architettura della commedia e i momenti di leggerezza, non impediscono comunque al film di offrire numerosi spunti di riflessione, come quelli sull’amicizia maschile, le asimmetrie sociali e il disagio esistenziale che può cogliere ognuno di noi. Una carriera di grande successo quella di Francesca Archibugi, che data la giovane età e l’inesauribile vena creativa, siamo sicuri avrà ancora molto da dare al cinema italiano e non solo. Nel 2015 esce il suo nuovo film “Il nome del figlio” con cui vince due Nastri D’argento: Miglior attore protagonista a Alessandro Gassmann e Miglior attrice non protagonista a Micaela Ramazzotti. E’ ancora premiata con Nastri d’argento 2016 – Miglior sceneggiatura per La pazza gioia [Globi d’oro 2017 – Miglior sceneggiatura per La pazza gioia e al [Bari International Film Festival e Premio Luciano Vincenzoni per la migliore sceneggiatura. Il suo ultimo film è Gli Sdradiati con Claudio Bisio tratto dal libro di Michele Serra, mentre per la televisione ha firmato ‘Romanzo Famigliare’, la serie di Rai 1 con Vittoria Puccini e Giancarlo Giannini, grande affresco contemporaneo ispirato alla struttura del “feuilleton ottocentesco.